i lussuriosi by Luciano Zuccoli

i lussuriosi by Luciano Zuccoli

autore:Luciano Zuccoli [Zuccoli, Luciano]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-06-21T22:00:00+00:00


X.

L'appartamento d'Adriano d'Alife venne chiuso.

S'incaricò del triste officio il servo, che nella ruvida assenza di percezioni gentili, era angustiato però dalla melanconia di quelle camere abbandonate, dove aveva supposto un gajo espandersi di piacere e di giovanezza. Egli fece portare in casa d'Alife quanto Adriano gli aveva designato: − due ritratti di Claudia, uno, la miniatura del Varallo, e l'altro, una fotografia rappresentante Claudia Marcial in abito da passeggio, coll'ombrellino aperto che le serviva di sfondo; un plico, nel quale Ambrogio indovinava delle lettere, i bigliettini che Claudia sapeva leggiadramente far pervenire ad Adriano durante le visite officiali ch'egli le rendeva; una cassetta, dove stavan pochi fiori disseccati dell'ultimo giorno, il fazzoletto di Claudia ritrovato sotto il guanciale la notte fatalissima, e il monile d'argento.

Pel resto, nulla fu toccato, e Ambrogio consegnò le chiavi al padrone, dandogli conto che i suoi ordini erano stati osservati con scrupolo.

Rientrando in famiglia, Adriano trovò il fratello Francesco iroso secondo il solito per alcuni mali reali ma più per moltissimi imaginarî. Francesco d'Alife stava a letto buona parte della giornata, e non s'alzava se non per ficcarsi in una poltrona, dalla quale nessuno l'avrebbe mosso. Leggeva qualunque libro gli venisse alle mani, ed era abbonato a cinque o sei giornali, di cui aveva un sovrano disprezzo, comentandone aspramente ogni opinione. Del mondo esteriore non s'occupava affatto: gli pareva troppo buffonesco per meritare vi si spendesse tempo a parlarne, e non poteva ammettere che qualcuno vivesse sul serio.

Quanto alla madre, occupata in pratiche divote, popolava la casa di Madonne dipinte e litografate, d'altarini e bacili d'acqua santa. Come dalla religiosissima fossero derivati i fratelli d'Alife, era difficile dire; nè men facile spiegar l'armonia che regnava tra lei e Francesco. Senza dubbio, questi, esaurita ogni vitalità, dato fondo ad ogni illusione, aveva trovato che fra le molte maniere d'intender la vita, quella di dedicarla a un Essere invisibile; al quale si posson regalare tutte le perfezioni che fan difetto nei nostri simili, era ancor buona e non priva di lepidezza; perciò sopportava tranquillamente i rosari, le genuflessioni, i digiuni della madre, e non vedeva di malocchio qualche vecchia devota che veniva talora a visitar la signora d'Alife.

Adriano invece, fu sùbito contrariato dalla pace profumata d'incenso che strideva così palesemente sui suoi nervi tesi dalle passioni. Egli si ridusse a viver nella propria camera, trasformata in santuario dell'amor di Claudia.

Di fronte alla soglia, il ritratto di questa, e in un piccolo vaso quanto rimaneva dei fiori che avevano olezzato la notte dell'addio; la Frine d'alabastro, altre volte accarezzata dalla mano aristocratica di Claudia Marcial, era passata sullo scrittojo colla cassetta delle reliquie e l'altra fotografia della donna.

In tal modo, Adriano prolungava lo spasimo di quell'amore, e non poteva alzar lo sguardo senza incontrar le memorie più eloquenti. Egli era contento che Claudia Marcial avesse osato venire una volta in quella camera e riposare in quel letto; così aveva di lei il ricordo anche meglio scolpito, così ogni mobile ed ogni ninnolo gli era divenuto carissimo: − il



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